Vecchi ruderi
Vecchie pietre sedute sui monti,
voi rifugi di vite lontane
e dimore di principi e conti…
ora sassi, ora ruderi e tane.
Risuonate di echi passati;
voci e suoni di un tempo remoto.
Ora, solo dei massi arroccati,
nel silenzio assillante del vuoto.
Or v’albergano nidi d’ uccelli,
e riposano antiche memorie,
ma si sentono risa tra i merli
e sussurri di giovani storie.
Dormire... forse sognare
Rifugiarsi nei sogni…
Fiabeschi castelli notturni
costruiti sul ricordo di vite finite.
Sprazzi di luce nel buio.
Dormire… forse sognare…
Tra sogno e realtà perdermi
per ritrovare la quiete
Dormire… forse sognare
Una foglia mossa dal vento…..
posata sull’acqua.
Tremola……
scossa
da una leggera brezza mattutina
preludio
forse di pioggia e temporale.
La foglia galleggia
verde e pulita .
Volteggia su se stessa
leggera
impalpabile
sottile
come la trama della seta.
Eppure così forte
ferma
e sempre galleggiante sulle acque
ora statiche
ora mosse dal vento
che soffia sempre più forte
fino a farla girare più volte su se stessa.
Alzare
per poi farla ricadere
non appena il vento è cessato
sull’acqua sempre verde
tranquilla
pulita
leggera
galleggiante
come una nave
arrivata in porto dopo la tempesta.
Così ti rammento Padre mio.
Sempre pronto
a darti fino in fondo
per i tuoi affetti.
Sarebbe bello
tornare indietro nel tempo...
Rivivere gli anni vissuti
con la consapevolezza
di ciò che accadrà!
Quante cose
non faremmo più…
Quanti errori potrebbero essere evitati
e quante altre cose, non fatte,
potremmo fare...
Quanti ti voglio bene non detti...
Quanti abbracci mancati...
Essere cullata nuovamente…
Dormire, forse sognare…
tra le braccia amorevoli di mamma e papà...
Mi mancano...troppo.
Sento di essere,
ancora la bambina
che sono stata...
ed il triste è rendermi conto,
che non sono più a tempo...
Nello sguardo pensieri lontani
e da solo ti stringi le mani.
Una lacrima che lentamente
viene giù proprio dalla tua mente,
mi racconta dei tuoi sentimenti…
e ti parlo… anche se… tu non senti.
Verdetto :“Colpevole… condannato alla guera!”
La guera è come un cancro che conzuma;
tutt’abbrucia, se sbraga, mòre, sfuma…
Ogni cosa firnisce alla monnèzza
e tutto viè distrutto; tutto olèzza
de corpi senza vita… speranze che sò annàte.
Città sparite, vigne nun arate…
vedove , orfani, gente senza tetto…
” ma dimme? Ce stà cosa, che varga ‘sto verdetto?”